L’area rurale dei Paduli è connotata da un paesaggio dominato prevalentemente da estesi e maestosi uliveti. E’ una terra di pianura compresa tra i centri urbani diBotrugno, Cutrofiano, Maglie, Miggiano, Montesano Salentino, Nociglia, Ruffano, SanCassiano, Scorrano, Supersano, Surano in Provincia di Lecce, e ricopre un’areastoricamente (fino alla fine del 1800) occupata da una fitta foresta di querce, appartenenti all’antico bosco di Belvedere, la cui esistenza è oggi testimoniata dallapresenza di pochi esemplari sfuggiti alla distruzione, che si ergono in prossimità dellafitta trama viaria. L’area dei Paduli ricade nell’ambito meridionale del Salento, in un ambiente il cuisistema insediativo è costituito da pochi centri urbani allineati lungo l’area subcollinarecentrale delle Serre, da insediamenti rurali (masserie) radi e da ampie zoneagricole miste sostitutive delle antiche aree forestali ora inesistenti. L’ampia distesa diulivi è costeggiata ad ovest dalle citate Serre, sulla cui ossatura fisica si inseriscono una serie di elementi naturali (pinete) e antropici (masserie) che ne distinguono e nevalorizzano la percezione. Queste rappresentano il punto panoramico più significativoper la contemplazione dei Paduli. Ad est scorre il tracciato della ss n. 275 checostituisce di fatto l’interruzione dell’ampia area olivetata sostituendola con i numerosicentri che vi si affacciano o che sono da essa attraversati. A nord sembra che l’asseviario costituito dalla SP che collega Maglie a Collepasso rappresenti un segno dipassaggio tra i Paduli e le aree rurali settentrionali molto più urbanizzate. Nell’areasettentrionale dei Paduli, tuttavia, appaiono significativi lembi di ruralità tipica deiPaduli di alcune zone limitrofe al centro urbano di Cutrofiano. A sud il piccolo borgo diTorre Paduli e le aree rurali di Miggiano tagliate dalla strada di collegamento conTaurisano, suggeriscono un possibile confine meridionale di tale area.L’ulivo può essere considerato l’elemento unificante il paesaggio dei Paduli, unacoltura la cui consistenza non dipende solo da motivazioni agronomiche edeconomiche, ma anche da motivazioni che attengono alla sfera dei valori e delletradizioni locali. Tale area può essere annoverata tra quegli ambiti agricoli integri di rilevante entità,intendendoli come quelli in cui non sono presenti elementi estranei all’attività agricola.Qui, come altrove nel Salento, i caratteri litologici del territorio hanno condizionato lapresenza e la permanenza dell’ulivo. Ad uno sguardo generale, infatti, gli uliveti siestendono su suoli calcarenitici. I Paduli rappresentano un’area in progressiva marginalizzazione anche a seguito degliispessimenti degli assi Nardò-Leuca e Maglie-Leuca che la lambiscono e della forteattrattività esercitata dai centri urbani e dalle zone costiere. Risulta essere pocoantropizzata rispetto al contesto provinciale, per certi versi quasi “dimenticata” dallegrandi urbanizzazioni, e la cui caratteristica è quella di non essere uno spazio pubblico, ma un’area suddivisa in una miriade di piccole/grandi aree di proprietàprivata, forse anche poco appetibile poiché lontana dai tradizionali luoghi del turismocostiero e dai centri di maggior frequentazione e/o produzione. Dalla scomparsa delbosco di Belvedere alla sua sostituzione con colture prevalentemente arboree, questa non ha mai attirato l’attenzione in termini di diffusione urbana, anche perché soggettaad allagamenti e poco adatta all’edificazione, rimanendo una sacca rurale tale daassumere precisi connotati paesaggistico-ambientali poco sottoposti a pressioni daparte delle attività antropiche. Dell’antico bosco di Belvedere rimangono alcuni lembidi naturalità visibili ad occhio nudo perché emergenti rispetto alla distesa degli ulivetie talvolta si rilevano anche alcuni boschi distribuiti episodicamente nell’area, uno deiquali, in prossimità dell’abitato di Scorrano, risulta essere un SIC. L’attività agricola, che ha interessato l’area negli ultimi due secoli a seguito deldisboscamento sopra ricordato, ha giocato un ruolo importante nella conservazionedel paesaggio e della biodiversità. Gli agricoltori, realizzando particolari tipi diintervento come, ad esempio, i muretti a secco per delimitare le proprietà agricole, le“pagghiare” per il ricovero degli attrezzi agricoli, i canali per l’irrigazione, le masserieper la conduzione dei fondi, la manutenzione accurata degli uliveti, ecc., hanno svoltoanche una funzione di presidio del territorio e, quindi, di prevenzione del degrado delsuolo oltre che un’attività di costruzione e mantenimento della valenza esteticopaesaggistico-percettiva dell’area. Al contempo, simili interventi hanno dato continuitàalla cultura delle popolazioni locali, rinnovandone le tradizioni, analogamente a quantoavviene con la produzione di prodotti tipici e tradizionali, che hanno significativeconnotazioni territoriali, sia perché legate al bagaglio culturale delle popolazioni ivi residenti, che per il livello qualitativo relativamente più elevato delle materie primeprodotte in aree destinate. La permanenza di abitanti produttori all’interno dell’area ha storicamente mantenutoun legame attivo e quotidiano con il territorio e i suoi edifici, divenendo essi stessi unpresidio duraturo e permanente volto alla conservazione e alla valorizzazione del paesaggio.Nell’area dei Paduli il rapporto città-campagna, tra i centri urbani di corona e le zoneagricole, non appare caratterizzato da una netta alterazione poiché i piccoli centrihanno in generale mantenuto il loro legame diretto o leggermente filtrato (con alcune differenziazioni tra caso e caso) con i Paduli . Da una parte, infatti, si rileva che icentri hanno avuto, nel corso del tempo, espansioni orientate verso direzioni opposterispetto all’area in oggetto, dall’altra sono leggibili alcune tipologie di rapporti conl’area rurale che, comunque, non riserva cesure e conflitti. Gli 11 centri abitati chegravitano intorno ai Paduli hanno nel complesso conservato un rapporto lineare con learee rurali, alcuni hanno i propri centri storici direttamente esposti e colloquianti conle aree agricole, altri hanno limitato la localizzazione delle città moderne consolidate astretto confine con la campagna, altri ancora hanno articolato il loro rapporto con lacampagna più profonda mediante aree a destinazione mista, in cui convivonoframmenti di ruralità con ampie distese di ulivi insieme ad attività produttive e/oresidenziali, come accade in particolare nei comuni di Cutrofiano, Maglie e Scorrano. In tali zone coesistono cave attive e/o in parte rinaturalizzate, edificato residenziale,insieme a masserie, muretti a secco, uliveti anche secolari, e tali componentiproduttive e/o residenziali, pur avendo in parte eroso parti di campagna, hannoassunto caratteri di integrazione e rinaturalizzazione tali da rappresentare elementisignificativi del paesaggio rurale dei Paduli. A sud colpisce l’area artigianale di Ruffano estesa nel suo areale anche se dai Paduli è divisa da un tracciato viario di piccole dimensioni lungo il quale si attestano diverse residenze affacciate sull’immensa distesadi ulivi. Il piccolo borgo di Torre Paduli mantiene, al contrario, un dialogo diretto congli stessi con i suoi confini netti.I centri dei Paduli appaiono essere più simili a “borghi rurali” immersi nella campagnacoltivata piuttosto che centri dal forte carattere urbano, ad eccezione di Maglie cheappare più legata ad un modello in cui lo “sfondo rurale è in rapida trasformazione eaffiancato dalla diffusione di piccole e medie imprese non legate alle attività agricole osolo in parte”. Ciò che sembra caratterizzare i centri urbani di corona (ma è una caratteristica moltodiffusa nel Salento) è “il rapporto diretto tra edificio e strada e l’assenza di spazi aperticomuni” che determinano “un contatto tra spazio pubblico e privato privo dimediazioni”. Strade in genere di piccole dimensioni, passaggio diretto tra i marginidella città e la campagna, che sembra rappresentare il vero spazio collettivo che soppesa la evidente assenza di grandi spazi comuni all’interno delle città. La cura deiPaduli perpetuata negli anni dagli abitanti di questi centri conservati e naturalmentedifesi dall’espansione e dalla diffusione dell’edificato sparso, sembra raccontare unapratica di vita incentrata sulla città che garantisce i servizi essenziali e su unacampagna che rappresenta il “giardino”, l’”orto”, il godimento collettivo sia pure frammentato in una miriade di piccole proprietà private. Dall’esame dellecaratteristiche dei centri urbani che circondano i Paduli si legge la compattezza delloro edificato nella parte che si affaccia sui Paduli: è l’immagine di una realtà nellaquale immediatamente fuori dai centri c’è la campagna, l’uliveto e/o il seminativo,“territorio altro e diverso”. Ad est dell’area dei Paduli, la presenza della SS n. 275 ha creato una forte cesura traalcuni di tali centri e la campagna, divenendo tale asse viario un luogo dilocalizzazione di nuovi insediamenti produttivi in considerazione dell’agevoleaccessibilità. Lungo il tracciato viario “si organizza un doppio affaccio di edificiproduttivi, alcuni molto recenti, separati gli uni dagli altri da aree ancora agricole” cheappaiono destinate ad essere via via sostituite anche da edifici espositivi, connotandoquindi la SS 275 come “strada mercato” il cui tracciato peraltro sarà a breveraddoppiato in alcune sue parti, rafforzando tale funzione. Ciò, tuttavia, ha “fermato”la potenziale espansione di tali centri collocandola lungo una via infrastrutturale che difatto non interagisce con l’area dei Paduli, ma sembra rappresentare quasi un fattore di resistenza di fronte all’espansione della città diffusa e ai processi di dispersioneurbana. In considerazione della funzione che la SS 275 ha assunto, è possibile,conseguentemente, pensare che non sia questo l’asse di confine ad est dell’area dadestinare a parco agricolo multifunzionale, ma che tale confine sia spostato lungol’asse della Via Vecchia Lecce, segno storico tangibile delle frequentazioni dell’area anche perchè connotata dalla presenza di numerose masserie e specchie, oltre che testimonianza di percorso privilegiato per i pellegrini. A dispetto dei numerosi tracciativiari, percorsi, sentieri che percorrono l’area dei Paduli in senso trasversale, non se nerilevano altrettanti attraversamenti in senso longitudinale se si fa eccezione per lasopra citata Via Vecchia Lecce, che può essere considerata un margine piuttosto cheun attraversamento vero e proprio. Ad ovest l’area è lambita e marginalmenteattraversata dall’altra strada di collegamento longitudinale tra Cutrofiano e Ruffano(SS. 476), anche questa caratterizzata, laddove non attraversa i centri urbani, dallapresenza di masserie e siti di importanza archeologica in corso di studio da parte diesperti del settore. Ciò che non si riesce a percepire nel rapporto città-campagna nei Paduli, è la presenzadi ciò che è definito “la campagna del ristretto”, cioè quella fascia di territorio agricolopresente, in generale, intorno alle città e che inviluppa le sue fasce periferiche,presente altrove e probabilmente anche nelle zone di espansione dei centri inquestione ma non afferenti i Paduli. I centri di corona, sono piccoli centri urbani le cui espansioni hanno carattere dimensionale limitato rispetto ad altre realtà cittadine e comunque orientate in senso opposto rispetto alle zone agricole interessate dai Paduli. Nel corso degli anni si è assistito a scelte pianificatorie, consapevoli e/o inconsapevoli,di rispetto e tutela della realtà rurale che li circonda il che non ha comportato laformazione di “frange urbane” irregolari ma la forte prossimità di spazi urbani conspazi agricoli nella maggior parte dei casi. Di fatto è ancora possibile riconoscerel’antico confine tra città e campagna, dove iniziano i poderi, le alberature, le strade campestri, le masserie, il reticolo di strade rurale, con un cambio netto e chiaro delpaesaggio. Tali caratteristiche sono annoverabili alla storica utilizzazione dei Paduli che da areaboschiva destinata fondamentalmente alla caccia e al pascolo oltre ai frutti delleessenze arboree che la caratterizzavano (significativa la localizzazione dei “casini”delle famiglie nobiliari – si veda Casino della Verna nelle campagne di Torre Paduli) èpassata ad essere area agricola con l’impianto di ulivi e l’insediamento di alcune masserie fondamentalmente localizzate ai margini (tranne alcuni visibili casi) dell’area. Non si è assistito nel corso del tempo a fenomeni di intensa edificazione, anche per lapresenza di numerosi fenomeni di allagamento e impaludamento. Tali fenomeni hannoaccompagnato la vita delle popolazioni locali e sono state documentate da numerosiviaggiatori testimoni fin dal XVII secolo. Tuttora in presenza di forti piogge, si assistein numerose aree dei Paduli all’allagamento delle campagne, anche se la presenza dinumerose canalizzazioni concorre allo smaltimento delle stesse. Qui e lì, tuttavia, siassiste alla permanenza delle acque in corrispondenza di piccole depressionialimentate da falde superficiali (per esempio in località “Bosco Belvedere” nel territoriocomunale di Supersano). L’intenso sfruttamento agricolo ha incrementato l’infrastrutturazione viaria perconsentire l’accesso ai fondi. Rimangono alcune vie storiche con particolareriferimento alla attuale S.P. che collega Scorrano a Collepasso e che storicamenterappresentava il collegamento principale tra Gallipoli e Otranto come è leggibile dallacartografia storica. Altro asse storico, come sopra ricordato, che corre in sensolongitudinale rispetto all’area, lambendola, utilizzato fino alla costruzione della SS275, è la cosiddetta Via Vecchia di Lecce che corre parallela alla medesima SS. L’articolata infrastrutturazione viaria dei Paduli è costituita da percorsiprevalentemente stretti, alcuni asfaltati altri ancora sterrati. In linea teorica talereticolo consentirebbe un’accessibilità agevole, ma contestualmente labirintica econosciuta solo da chi quotidianamente ha frequentato e frequenta tali zone.A completare il quadro della complessità dei Paduli occorre ricordare che vi sonopresenti componenti geomorfologiche quali le vore e le doline, manufatti storici come le masserie e i casini di caccia, ritrovamenti di siti risalenti ad epoche preistoriche,bizantine, medievali oltre ad una grande diffusione dei tipici muretti a secco e“pagghiari”. Si segnala che questi ultimi manufatti storici e architettonici appaionoprincipalmente presenti nelle aree esterne al vero cuore dell’area, segno questo dellastorica inaccessibilità dell’area dovuta a fenomeni di impaludamento, di insalubrità nonché dello stesso antico Bosco di Belvedere. L’elemento unificante di tali “episodi diantropizzazione” è costituito dagli uliveti che si estendo quasi senza soluzione dicontinuità. Lo sfruttamento agricolo dei terreni ha comportato anche la realizzazione di numerosicanali artificiali destinati all’irrigazione e che attualmente, anche a causa di inizialifenomeni di abbandono, stanno assumendo l’immagine di opere irrigue a forteconnotazione naturale con una vegetazione palustre spontanea che ne disegna imargini. Dalle fonti storiche emerge comunque che in questa area vi fossero reticolifluviali naturali scavati dall’acqua piovana che convergeva nelle vore o fessure delterreno. A fronte di tale rete idrografica superficiale, i Paduli sono caratterizzati da unampio e significativo acquifero sotterraneo.L’area, quindi, non è caratterizzata da specifiche emergenze paesaggistiche eambientali, è densamente infrastrutturata nei suoi legami con l’attività agricola,connotata da un tessuto minuto di strade che si accompagna al naturalerallentamento della velocità di percorrenza se la si misura rispetto agli assilongitudinali che lo lambiscono e a quelli trasversali tipo la Miggiano-Taurisano a sud e la Maglie-Collepasso a nord. E’ quindi dotata in ogni sua parte di un paesaggio diqualità denso e minuto che tiene insieme i caratteri ambientali diffusi con losvolgimento di numerose attività e pratiche sociali. Il rallentamento della velocitàconsente un grado di percezione di tali beni diffusi oltre che un attraversamento ed unuso più articolati che diviene luogo destinato a pratiche differenti. Tali “diffusioni” consentono di affermare che i Paduli rappresentano un luogo in cui lepiccolissime imprese e le famiglie sono state e sono tuttora protagoniste della costruzione di paesaggi e di economie minute consolidate anche se ultimamente indeclino.Oggi l’uso di questo territorio è connotato prevalentemente da pratiche collettive eindividuali afferenti il tempo libero e l’agricoltura, ma che non sono in grado di sostenere le potenzialità di sviluppo di un’area che continua ad avere l’immagine diuna campagna in lento abbandono.I Paduli contano una superficie di circa 5.500 ettari quasi totalmente destinati a oliveti, attraversata da una fitta rete di sentieri, canali, vore, micro/macro-architettureanche di rilevanza storica, che grazie alla cura degli ormai pochi abitanti e di alcuneaziende agricole, costituisce una sorprendente risorsa paesaggistica, un’oasi dibiodiversità, che negli anni ha subito un lento abbandono da parte, soprattutto, dellegenerazioni più giovani delle comunità. Questo luogo, con segni di antropizzazione poco invasivi, sembra presentare alcunespecifiche connotazioni e/o problematiche:
· l’intera area si presenta come un luogo “isolato”, difficilmente accessibile dai vicinicontesti abitati: in particolare, il lungo tracciato della SS 275, con una sezione di 30metri circa (è in corso un progetto di
raddoppio del tracciato), rappresenta ad estun ostacolo all’attraversamento e al suo raggiungimento; · molti oliveti si trovano in un forte stato di abbandono; · una cultura della produzione agricola frazionata e ancora assoggettata a praticheconvenzionali a dimensione prevalentemente familiare, che rivela una incapacità dirispondere a una domanda di mercato
sempre più competitiva; · assenza totale, nella loro estensione, di punti di riferimento “fisici”, aspetto cherende i Paduli un’area labirintica, introversa, impedita nello svelare le sue risorse; · fruibilità limitata a sporadiche attività agricole e isolate iniziative sportive; · presenza di aree intercluse a quelle agricole, in forte stato di abbandono; · permanenze storiche (di tipo naturalistico, geologico, architettonico, viario) nonidentificate, tutelate e valorizzate; · rischio di progressivo abbandono a seguito degli alti costi di manutenzionesoprattutto degli ulivi a fronte di una loro bassa produttività; · riduzione della manodopera dedicata alle attività agricola